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La Sella DEI GENERALI

Un paradiso montano sulla Via degli Abati

 

 

 

La Sella dei Generali è un altopiano che offre, tra l'altro, una magnifica visuale sulla Valtrebbia e sulla Valnure. Particolarmente frequentata da animali al pascolo, questa area è ricca di sorgenti che, probabilmente, vengono alimentate da un lago sotterraneo.

 

Il valico è composto in pratica da due passi. Il primo posto sul crinale tra le valli del Trebbia e del  Nure, mentre il secondo è posto a poche centinaia di metri di distanza, tra la valle del torrente Perino e la valle del Nure.

 

Qui è possibile entrare con una natura ancora intatta, dove riscoprire il piacere dell'ambiente, dell'aria pura e del silenzio, e dove testimonianze orali raccontano ricordano la presenza dei ruderi di una torre di guardia posta un tempo a controllare il percorso.

 

Si può salire alla Sella da Perino, in direzione del Passo del Cerro/Bettola. Dopo 3 chilometri si prosegue oltre il ponte, lungo la strada che conduce al piccolo centro di Aglio, attraversando lo splendido bosco fino a Pradovera. Da questo punto, dopo altri tre chilometri, si giunge al Passo Santa Barbara, svoltando a sinistra, dove l'altopiano incomincia a delinearsi.

 

L'altra via d'accesso è quella che sale da Coli, a circa un chilometro e mezzo dopo Bobbio, in direzione Genova. Si svolta a sinistra, attraversando il ponte sul Trebbia, salendo poi verso Coli, da cui si prosegue seguendo le indicazioni per Peli, svoltando a sinistra e proseguendo per altri tre chilometri.

 

Coli

 

Coli è un piccolo centro montano a 639 metri sul livello del mare, posto tra la vallata del fiume Curiasca e il monte Sant'Agostino, nei pressi della Via degli Abati e della Sella dei Generali. La zona fu abitata dai Liguri nel I secolo d.C., e probabilmente furono loro a dare il nome al luogo. In seguito, passò sotto il controllo longobardo, per poi diventare una importante cella monastica dopo la fondazione del Monastero di Bobbio.  Nei suoi dintorni ci sono alcune mete interessanti da inserire nel percorso verso la Sella.

 

Nei pressi di Coli, infatti, sorge la celebre Spelonca di San Michele. Si tratta di un anfratto roccioso dove la tradizione vuole che San Colombano fosse solito ritirarsi in preghiera, dove pare si trasferì, presso la Curiasca, e dove morì il 23 novembre del 615. Dopo la scomparsa di Colombano, la Spelonca divenne meta di pellegrinaggio, e qui fu costruita una piccola chiesa. Nel X secolo la chiesetta costruita nella spelonca fu ampliata e dedicata ufficialmente al santo irlandese, e ne fu eretta un'altra poco distante e più ampia, sempre dedicata a San Michele Arcangelo. I due edifici andarono in rovina nell'800, e oggi rimangono visibili solo alcuni resti parzialmente recuperati.

 

Dal 2003, è tornato a essere un luogo di culto con una riconsacrazione ufficiale. L'antica Croce Micaelica, in pietra scolpita, è stata invece trasferita presso la chiesa di Coli insieme alla croce in ferro battuto, sostituita da una copia lasciata presso l'eremo.

 

La dedicazione a San Michele, invece, sembra essere riconducibile al legame tra San Michele, l'angelo-guerriero difensore della fede, considerato anche protettore dei viaggiatori e dei pellegrini.

 

Dal XIII secolo, dolo il periodo di dominio monasteriale, Coli passò alla famiglia dei Grassi, di appartenenza ghibellina, che costruirono il Castello dei Magrini. Il castello fu poi da loro abbandonato per trasferirsi in quello di Faraneto. La rocca finì di crollare nel 1969, e oggi sono visibili solo alcune rovine di una torre di avvistamento.

 

Un altro castello presente in zona è quello di Faraneto, che fu abitato dai Grassi nel 1441, e che nel '600 fu abbandonato dai suoi possessori, che si trasferirono a Piacenza. L'edificio è tornato a vivere grazie all'intervento dell'attuale proprietario Marco Ferreri, e conserva due bei portali, un ampio salone lungo 43 metri e largo 22, oltre a pozzi a taglie e trabocchetti e strumenti di tortura.

 

Nei dintorni sono presenti anche altre fortificazioni, come la cosiddetta Torre di Macerato, parte superstite di un castello risalente al periodo alto medievale. Il maniero appartenne al Monastero di San Paolo di Mezzano, passando poi nel XIII secolo alla famiglia degli Anguissola e dei Caracciolo, per poi essere ceduto ad agricoltori locali nell' 800. A poca distanza, inoltre, sorge il Castello di Pozzo, un avamposto del Castello di Macerato, evidenziato da una torre merlata a pianta quadrata e da un cortile contornato da case di sasso

 

A pochi chilometri da Coli, è visibile il Santuario di Sant'Agostino, circondato da una fitta pineta. Fu fatto costruire dal Vescovo Abbiati di Bobbio a partire dal 28 agosto 1622, festa di Sant'Agostino, ma nel 1629 un'epidemia di peste causò l'interruzione dei lavori, che non furono più ripresi. Solo nel '900 furono portati a termine di ricostruzione e ampliamento, con una nuova facciata realizzata nel 1968.

 

Nel centro di Coli sorge la Chiesa di San Vito, Modesta e Crescenza, costruita tra il XVIII e il XIX secolo, sul sito dove sorgeva la chiesa più antica del 1014, che dipendeva dal Monastero di Bobbio. La Croce Micaelica proveniente dalla Spelonca di San Michele, datata tra l'VIII e il IX secolo, è stata posta sulla controfacciata, che al centro reca un simbolo solare, che ricorda le croci celtiche.

 

Escursioni lungo la Via degli Abati

 

La Sella dei Generali è meta di percorsi escursionistici di diverso livello di intensità e difficoltà, a partire da famiglie fino ad arrivare agli appassionati del trekking. I percorsi toccano, tra l'altro, Cima Liscaro, per giungere al pianoro sommitale della Sella, luogo che si distingue per la sua atmosfera magica e misteriosa, e che ospitò numerosi campi di caccia nel Mesolitico.

 

I percorsi seguono da vicino l'andamento della cosiddetta Via degli Abati, che costituisce un'attrattiva in via di riscoperta. Si tratta infatti di un cammino storico ancora poco conosciuto, che nacque nel periodo longobardo per garantire l'attraversamento degli Appennini da Pavia fino a Pontremoli, in modo da agevolare i contatti commerciali e il flusso dei pellegrini verso Roma.

 

La creazione del tratto della Via degli abati tra Bobbio e Pontremoli fu aperto tra il VII e il IX secolo, e trasse la sua importanza soprattutto in riferimento all'attività della potente Abbazia di San Colombano. Da Bobbio, infatti, era necessario mantenere i contatti con Roma e il Papato, oltre he favorire i commerci tra Lombardia, Toscana e Lazio.

 

La Via quindi mantenne la sua importanza a lungo, per poi iniziare una fase di declino, che iniziò quando fu tolto ai Bizantini il controllo del Passo della Cisa come luogo di transito, lungo la Via Francigena di Sigerico. Il percorso oggi attraversa tuttavia una fase di riscoperta e di rilancio, grazie anche all'attività e all'impegno dell'Associazione Via degli Abati.

 

Partendo da Bobbio, si attraversa il famoso Ponte Gobbo, si sale progressivamente per Case Gambado, Bellocchio e Santa Cecilia, giungendo poi a Coli, nei pressi della grotta-spelonca di San Colombano. Superati i resti del Castello dei Magrini, si attraversano le limpide acque del torrente Curiasca, che lungo il suo tragitto forma piccole piscine e cascatelle. Da lì si raggiunge Faraneto, in vista di Peli, dove un tempo sorgeva una fortificazione. In seguito si giunge a Pescina, dove furono ritrovati i resti di un edificio alto-medievale, per poi salire alla Sella dei Generali.

 

Tutto il percorso della Via degli Abati è ben segnalato, ciò anche grazie al fatto che alcuni suoi tratti coincidono con la Via Francigena. Nonostante numerosi tratti del percorso attraversino boschi fitti e ombrosi, è sempre facile mantenere la direzione.Lungo il percorso è possibile pernottare in bed and breakfast ma anche presso gli appositi luoghi di ospitalità gestiti dalle parrocchie presenti lungo la Via.

 

Il suo tracciato è stato inserito tra i nove percorsi a piedi più belli d'Italia, scelti tra tutti gli itinerari che si articolano lungo i cammini religiosi e le vie di transumanza del Bel Paese.

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